Sabato 19 marzo, la delegazione di Trieste dell’Associazione Italiana Sommelier ha tenuto una giornata di approfondimento sullo Chablis, una sorta di “seminario monografico” su questa piccola porzione di Francia e i suoi raffinati vini.

Chablis è un comune nell’arrondissement di Auxerre, nel dipartimento della Yonne, nella regione della Borgogna. Un territorio, quindi a metà strada fra la Côte d’Or e la Champagne.

Chablis è in Borgogna

Nonostante la sua posizione, dal punto di vista storico ed enologico, la zona di Chablis è considerata a tutti gli effetti parte della Borgogna.

In Borgona si coltivano prevalentemente Chardonnay (46%, diffuso in tutta la regione) e Pinot Noir (36%); altri vitigni caratteristici sono l’Aligotè (6%, coltivato essenzialmente nei due estremi, Chablis e Beaujolais, con espressioni di conseguenza molto diverse) e il Gamay (11%).

La produzione della Borgogna è relativamente ridotta (pari a circa una volta e mezza quella del FVG), ma presenta una nomenclatura molto articolata in termini di denominazioni, arrivando a definire, con un proprio disciplinare, superfici di anche solo un ettaro, e la diversità è tale che terreni classificati Grand Cru giacciono a distanza di poche decine di metri da altri classificati Village.

 

Chablis e Chardonnay di Borgogna

In Chablis, dove il clima è mutevole, tendenzialmente freddo, soggetto a gelate e grandinate, si vinifica prevalentemente Chardonnay.

Gli stili di Chablis, però, sono completamente diversi da quelli degli Chardonnay prodotti in altre zone della Borgogna, e ciò principalmente per tre ragioni:

– Clima: molto estremo e freddo, essendo più a nord delle altre sottozone della Borgogna;
– Terreni: più gessosi e ricchi di fossili marini, per via della prossimità con la Champagne e il terreno Kimmeridgiano, che nella Côte d’Or, dove la terra è prevalentemente marnosa e calcarea;
– Storia: desiderio di distinguersi quando le conseguenze della seconda guerra mondiale hanno imposto ai viticoltori di Chablis di ripensare la loro attività

 

Le denominazioni dello Chablis

Chablis Grand Cru – 100 ha, di cui 26 nel solo vigneto di Les Clos, il GC più grande di Chablis
Chablis Premier Cru – 776 ha
Chablis (AOP del 13/1/1938) − 3055 ha
Petit Chablis (AOP del 5/1/1944) − 660 ha

 

Sommelier-Trieste-Chablis-Grand-Gru

 

I Petit Chablis sono un po’ più acidi destinati al consumo giovane e locale, ma sono comunque di qualità, tanto che la nuova frontiera degli appassionati di Chablis è andare alla scoperta dei “grandi piccoli”, cioè i vini con denominazione Petit Chablis chi si distinguono per la loro complessità e raffinatezza.

Diversamente dagli Chardonnay di Borgona e di altre parti del mondo, che sono spesso fruttati e fioriti, gli Chablis hanno più spiccati sentori minerali, di pietra focaia o, al limite, di frutta aspra, e un’acidità esuberante, talvolta troppo spiccata.

 

Il vino di Saint-Bris

Saint-Bris-le-Vineux (che toponimo azzeccato!) è un altro comune del dipartimento della Yonne e confina con Chablis.
Qui è stata fatta un’operazione di differenziazione ulteriore: vi si coltivano, infatti, circa 100 ettari di Sauvignon, con denominazione VDQS dal 1974 e AOC nel 2003.

 

 

Degustazione di vini della zona di Chablis

 

1° vino – Aligotè Domain Bersan, Saint-Bris − 12,5%

Giallo paglierino con riflessi dorati molto leggeri, cristallino e abbastanza consistente.
Al naso è intenso, con spiccato profumo di capocchia di fiammifero – il sentore di pietra focaia tipica dello Chablis – che non si trova negli Aligotè del Beaujolais.
È fresco e sapido di una sapidità minerale.
Non si sentono profumi di frutta matura, ma sentori taglienti e decisi

 

2° vino – Sauvignon Blanc Domain Bersan, Saint-Bris, 2012 − 12,5%

Notevole e decisa mineralità, grandissima freschezza, che quasi sovrasta la sapidità all’inizio.
È più persistente del precedente e anche qui il frutto è fresco, vivace e tagliente, non c’è niente di maturo.
Vincono le durezze, ma c’è grande bevibilità. È elegante.

 

3° vino – Mont Embrasé (Sauvignon) Domain Bersan, Saint-Bris 2014 − 12,5%

Giallo paglierino e colore luminoso e brillante.
Equilibrato, elegante, leggermente morbido e setoso, soprattutto considerando che è un Sauvignon.
Il vitigno è ben riconoscibile: il vino odora di erba, bacello fresco di fava e la mineralità che presenta in bocca è quasi di polvere da sparo e di gesso

 

Sommelier-Trieste-Chablis-Saint-Bris

 

4° vino – Petit Chablis Domaine Servin, Chablis 2014 − 12,5%

Colori brillanti e luminosi.
È minerale, ma si sente un po’ di frutta esotica, sentore tipico dello Chardonnay, e frutta gialla.
Il sorso è morbido, la bocca resta pulita e morbida, libera da sapidità e acidità.

 

5° vino – Petit Chablis Thierry Laffay, Chablis 2014 − 12,5%

Il terreno su cui vengono coltivate le uve per questo vino giace ai piedi di una collinai Premier Cru, ma il fatto di non essere in pendenza implica la perdita di due gradi di qualificazione.

I sentori sono più maturi, i profumi si sono gradatamente sviluppati rispetto ai precedenti.
La mineralità è di nuovo quella della pietra focaia, vicina al ferro e allo zolfo.
Di primo acchito si sentono un leggero anice stellato e un sentore iodato e salmastro, mentre la classica frutta esotica dello Chardonnay è inizialmente coperta.
Anche in bocca è sapido e minerale.

 

6° vino – Chablis Thierry Laffay

Colore e consistenza sono quelli che ci aspettano da vini di questo territorio.
Al naso presenta notevole intensità.
Sapido e fresco, ma equilibrato grazie a una morbidezza maggiore.

 

7° vino – Chablis “Rive Droite” Domaine Testut – 13%

La sua produzione è caratterizzata da maggiori profumi e tensione alla qualità, con una complessità tale che induce il sospetto che il vino abbia fatto legno (ma non lo ha fatto).
La componente agrumata ha il sopravvento sui sentori di pietra focaia e polvere da sparo: il vitigno ha la meglio sul territorio, senza andare troppo distante dall’identità della zona.

 

8° vino – Chablis Premier Cru Testut 2013

Il colore si fa più carico, e così la consistenza.
Al naso si sovrappongono diverse sensazioni: c’è mineralità, c’è il profumo degli agrumi, ma non è più limone, bensì pompelmo e fiori di arancio, con sentori di ananas.

 

 

Chablis degustati con i Sommelier di Trieste

 

9° vino – Chablis Grand Cru Domain Servin 2013, 13%

Si iniziano a sentire i sentori di pasticceria dello Chardonnay, sebbene sempre permeati da freschezza e sapidità, perfino accompagnati da un leggero idrocarburo.
In bocca è morbido e rotondo, con una struttura apprezzabile, importante, e ha un’eccellente persistenza.

 

 

10° vino – Chablis Grand Cru Blanchot Domain Servin 2012, 13%

Grande mineralità, segno della volontà di mantenere l’espressione del territorio.
È un vino “reale”, espressione schietta del territorio di Chablis nudo e crudo.
Ci sono i sentori di frutta e di pasticceria, ma la voce più forte è quella del territorio.