Il 2019 è stato foriero di una decisione molto importante per la mia attività e la mia carriera.

All’inizio dell’anno è arrivato il risultato dell’esame del terzo livello del WSET, “passed with merit”, e con esso la decisione, in realtà già maturata e cullata, di intraprendere gli studi per conseguire il diploma, l’ultimo livello della preparazione WSET.

È una qualificazione cui ho iniziato ad ambire quando sono entrato nel mondo del WSET, ma all’epoca mi attirava meramente per il prestigio (attualmente sono meno di 10.000 le persone che al mondo possono fregiarsi di questo titolo).
Procedendo negli studi, invece, ho avuto modo di apprezzare la prospettiva del WSET, che è ciò che mi ha convinto a proseguire, se l’esito dell’esame fosse stato buono.

Sono un sommelier AIS e ho molta stima di questa associazione e della preparazione che mi ha fornito (tempo fa ho fatto un confronto proprio fra AIS e WSET), ma del WSET ho apprezzato la chiarezza e la sistematicità della didattica, cioè il portare – ogni volta che è possibile – il discorso sul piano del razionale e non dell’emozionale (come spesso nel mondo del vino si sente fare), sulle informazioni e sui dati oggettivi e non su sentimenti e suggestioni.

Il WSET, se vogliamo, toglie un po’ di magia e di fascino al tema del vino per come siamo usi vederlo trattare in Italia, ma ricompensa con qualche sicurezza in più e un metro universale di valutazione, che mi sono utilissimi nel lavoro che faccio.

Il Diploma WSET, inoltre, rappresenta un livello di istruzione molto, molto elevato in materia di vino. Al di là degli sbocchi professionali che offre in Europa e nel mondo anglosassone (sbocchi che spero di non dover mai prendere in considerazione, perché miro a consolidare la mia attività di importazione e distribuzione di vino in Italia), per me è interessante per l’insegnamento in sé che fornisce, per le competenze che dà e che permette di approfondire e per l’accento che pone – oltre che su un’analisi organolettica precisa, oggettiva e coerente – sulla capacità di analizzare, sintetizzare e divulgare le informazioni che si apprendono.

Quello che voglio fare con la mia attività – oltre che un sacco di soldi, ovviamente – è realmente “divulgare la cultura del vino”, cioè offrire maggior valore offrendo cultura e competenza, condividendo le cose che imparo e dando ai miei clienti, o anche solo alle persone con cui parlo, maggiori strumenti per fare scelte più consapevoli in materia di vino, o semplicemente per comprendere e godersi di più quello che già hanno scelto (anche perché, se lo hanno preso da me, non ha nulla da temere).

Conseguire il Diploma WSET sarà difficile e potrebbe anche non riuscirmi. Dopotutto, se in quasi 50 anni di istituzione lo hanno conseguito meno di diecimila persone, un motivo ci sarà, e io non ho certo la pretesa di essere il migliore, ma ho tutte le intenzioni di diventare, almeno, un esperto migliore di quello che sono adesso.