Primavera!

Primavera!

Davvero sono passati più di tre mesi dall’ultimo aggiornamento? Non mi sembra possibile, sono trascorsi molto rapidamente per me.

Cosa ho fatto in questi ultimi mesi?

In breve: mi sono iscritto al WSET Level 4 Diploma in Wines, per cui ho vinto una borsa di studio; ho organizzato un Seminario sul Pinot Nero del Mondo con Alessandro Torcoli; sono stato Francia a visitare, tra l’altro, lo Chablis; ho sviluppato la Società dei Cavatappi Incrociati, per cui ho creato una nuova formula d’abbonamento; sono stato a Rust per la prima sessione di lezioni del Diploma; ho organizzato un seminario sui vini spagnoli che si terrà a Trieste sabato primo giugno… più qualche degustazione qua e là e un paio di consulenze.

PINOT NERO DEL MONDO

Dopo l’evento di settembre, in cui Alessandro Torcoli ci aveva fatto una bellissima panoramica sulle principali zone di Bordeaux, volevo riportare il direttore di Civiltà del Bere a Trieste per un altro incontro. Il tema scelto, questa volta, è stato il Pinot Nero.
Tra gli ottimi vini proposti dal relatore, anche uno di mia importazione, che è risultato essere tra i preferiti della platea.
La serata, che si è tenuta al MIB di Trieste, ha avuto un ottimo successo, tanto che ho iniziato a pensare all’evento successivo

WSET DIPLOMA

È l’ultimo livello del Wine and Spirit Education Trust, al quale mi sono iscritto in marzo e per il quale ho ricevuto una borsa di studio dall’Austrian Wine Marketing Board.
La prima settimana residenziale è stata molto positiva: ottimi relatori, organizzazione perfetta e un bellissimo gruppo di studenti, giovani, competenti, motivati… anche i momenti di svago erano un’occasione di formazione.

Ora il mio piano prevede almeno 10 ore di studio alla settimana più la lettura di qualche libro o rivista di settore.
Il primo obiettivo è l’esame di “Wine Production” che si terrà il 17 giugno.

FRANCIA

Durante il viaggio in Francia ho visitato Chablis, e là ho fatto una lunga visita da Domaine Gueguen, per assaggiare la nuova annata, e successivamente ho scoperto Clotilde Davenne, una produttrice i cui vini ho deciso di importare.
Prima di tornare in Italia sono riuscito anche a visitare brevemente la fiera dei Vigneron Independant, dove ho assaggiato un paio di cose veramente interessanti che voglio tenere d’occhio.

SOCIETÀ DEI CAVATAPPI INCROCIATI

Nel corso dei primi sei mesi di vita della Società dei Cavatappi Incrociati ho scoperto che 4/6 bottiglie al mese posso essere troppe per alcuni winelovers, e rappresentavano un ostacolo all’abbonamento.
Per questi enoesploratori titubanti, ho messo a punto una formula “light” con al massimo tre bottiglie al mese, così anche chi non ha modo di conservare adeguatamente il vino o ha poche occasioni per brindare può ora approfittare delle selezioni e dei vantaggi del mio wineclub.

MASTERCLASS SPAGNA

Come tutti gli eventi che ho organizzato fino ad ora, anche questo è stato molto impegnativo, ma sono certo ne varrà la pena.
Dopo che all’ultimo evento organizzato con Alessandro Torcoli (il Pinot Nero del Mondo di cui sopra) hanno partecipato più di trenta persone, ho voluto offrire un momento di formazione diverso, che permettesse maggiore interazione con il relatore, che in questo caso sarà il DipWSET Fintan Kerr.

Il seminario del primo giugno – un focus approfondito sui grandi vini della Spagna – durerà quattro ore e prevederà solo 12 partecipanti, proprio affinché ciascuno possa avere abbondanti spazio e attenzione del docente. Si degusteranno alla cieca 12 vini, secondo il criterio WSET, così sarà anche un’occasione, per chi non ha familiarità con esso, di scoprirlo e familiarizzare.
Sarà anche l’ultimo grande evento organizzato a Trieste da Enoteca Adriatica per un bel po’.

FUTURO

I prossimi 12/18 mesi almeno saranno dedicati allo studio e all’espansione di Enoteca Adriatica con la ricerca di agenti in tutta Italia.

In calendario ho diverse degustazioni a Trieste e non solo, vi consiglio di iscrivervi alla newsletter (2 e-mail al mese) per restare aggiornati.

Un sommelier di Trieste al cospetto di sua maestà lo Champagne

Un sommelier di Trieste al cospetto di sua maestà lo Champagne

Dopo alcuni giorni in Côte de Beaune, siamo partiti alla volta di Reims, capitale dello Champagne e sede di alcune delle più grandi maison, a cominciare da Pommery, e la sua proprietà che è praticamente un quartiere della città, per non parlare degli altrettanto blasonati Taittinger e Roederer.

Sembra che nessuna di queste grandi maison sia aperta tra Capodanno e l’Epifania, perciò non ci è stato possibile visitarne alcuna, come invece speravamo di fare. In compenso, però, siamo andati a vedere come nasce uno Champagne artigianale.

Partiti da Beaune, abbiamo fatto una deviazione per visitare un’altra capitale del vino: Chablis (dove producono anche dei deliziosi cioccolatini ripieni di ganache alla Marc de Bourgogne che sono una specie di dannazione).

In serata, siamo giunti a Reims che, manco a dirlo, abbiamo trovato un po’ fredda.

la città – ce ne accorgeremo nei giorni seguenti – è vivace e ricca di fascino. Dapprima, però, ci siamo spinti solo fino alla cattedrale, che abbiamo ammirato dentro e fuori, ma per lo più da dentro un vicino pub, stringendo fra le mani un hamburger caldo (che non sarà il massimo della tipicità, ma a momenti salva la vita).

Il giorno successivo, abbiamo incontrato Jean, per visitare i vigneti e la cantina della maison Croix D’Irval, lo Champagne che importo.

Anche quella mattina, il clima non era dei più miti e la foschia ci ha un po’ rovinato la vista dai vigneti sulla città.

Anche qui le vigne sono completamente ricoperte da uno strato di ghiaccio, il che rende la vista comunque spettacolare.

Scesi dalle alture, è il momento di visitare la cantina in cui lo Champagne viene prodotto.
Durante i miei studi di Sommelier con la delegazione AIS di Trieste ho avuto modo di imparare bene le fasi di produzione dello Champagne, ma una cosa è studiarlo su un libro, una cosa è vedere con i propri occhi le stanze dove la “magia” ha luogo.

Al termine del giro in cantina, Jean ci ha portati a casa sua, dove abbiamo pranzato con i suoi genitori e suo figlio.
Qui abbiamo avuto modo di scoprire di più a proposito dell’attività di Jean. Sapevamo, infatti, che è il primo della sua famiglia a produrre Champagne, sebbene da diverse generazioni possiedano i vigneti.
Parlando (più o meno come Totò e Peppino a Milano, dei quali peraltro mia moglie emulava anche l’abbigliamento) più a lungo con Jean e suo padre Henri abbiamo saputo che quest’ultimo, e suo padre prima di lui, è stato un broker di uve e che, dunque, la famiglia è da generazioni nella produzione di Champagne, e conosce molto bene la materia prima con cui produrlo.

La sera, in città, non abbiamo resistito al demone dello shopping e siamo andati in un’enoteca consigliataci da Jean, dove abbiamo acquistato  bottiglie di Champagne prodotte in altre zone, per degustarle a confronto al nostro ritorno a Trieste.

Alla scoperta dello Chablis con AIS Trieste

Alla scoperta dello Chablis con AIS Trieste

Sabato 19 marzo, la delegazione di Trieste dell’Associazione Italiana Sommelier ha tenuto una giornata di approfondimento sullo Chablis, una sorta di “seminario monografico” su questa piccola porzione di Francia e i suoi raffinati vini.

Chablis è un comune nell’arrondissement di Auxerre, nel dipartimento della Yonne, nella regione della Borgogna. Un territorio, quindi a metà strada fra la Côte d’Or e la Champagne.

Chablis è in Borgogna

Nonostante la sua posizione, dal punto di vista storico ed enologico, la zona di Chablis è considerata a tutti gli effetti parte della Borgogna.

In Borgona si coltivano prevalentemente Chardonnay (46%, diffuso in tutta la regione) e Pinot Noir (36%); altri vitigni caratteristici sono l’Aligotè (6%, coltivato essenzialmente nei due estremi, Chablis e Beaujolais, con espressioni di conseguenza molto diverse) e il Gamay (11%).

La produzione della Borgogna è relativamente ridotta (pari a circa una volta e mezza quella del FVG), ma presenta una nomenclatura molto articolata in termini di denominazioni, arrivando a definire, con un proprio disciplinare, superfici di anche solo un ettaro, e la diversità è tale che terreni classificati Grand Cru giacciono a distanza di poche decine di metri da altri classificati Village.

 

Chablis e Chardonnay di Borgogna

In Chablis, dove il clima è mutevole, tendenzialmente freddo, soggetto a gelate e grandinate, si vinifica prevalentemente Chardonnay.

Gli stili di Chablis, però, sono completamente diversi da quelli degli Chardonnay prodotti in altre zone della Borgogna, e ciò principalmente per tre ragioni:

– Clima: molto estremo e freddo, essendo più a nord delle altre sottozone della Borgogna;
– Terreni: più gessosi e ricchi di fossili marini, per via della prossimità con la Champagne e il terreno Kimmeridgiano, che nella Côte d’Or, dove la terra è prevalentemente marnosa e calcarea;
– Storia: desiderio di distinguersi quando le conseguenze della seconda guerra mondiale hanno imposto ai viticoltori di Chablis di ripensare la loro attività

 

Le denominazioni dello Chablis

Chablis Grand Cru – 100 ha, di cui 26 nel solo vigneto di Les Clos, il GC più grande di Chablis
Chablis Premier Cru – 776 ha
Chablis (AOP del 13/1/1938) − 3055 ha
Petit Chablis (AOP del 5/1/1944) − 660 ha

 

Sommelier-Trieste-Chablis-Grand-Gru

 

I Petit Chablis sono un po’ più acidi destinati al consumo giovane e locale, ma sono comunque di qualità, tanto che la nuova frontiera degli appassionati di Chablis è andare alla scoperta dei “grandi piccoli”, cioè i vini con denominazione Petit Chablis chi si distinguono per la loro complessità e raffinatezza.

Diversamente dagli Chardonnay di Borgona e di altre parti del mondo, che sono spesso fruttati e fioriti, gli Chablis hanno più spiccati sentori minerali, di pietra focaia o, al limite, di frutta aspra, e un’acidità esuberante, talvolta troppo spiccata.

 

Il vino di Saint-Bris

Saint-Bris-le-Vineux (che toponimo azzeccato!) è un altro comune del dipartimento della Yonne e confina con Chablis.
Qui è stata fatta un’operazione di differenziazione ulteriore: vi si coltivano, infatti, circa 100 ettari di Sauvignon, con denominazione VDQS dal 1974 e AOC nel 2003.

 

 

Degustazione di vini della zona di Chablis

 

1° vino – Aligotè Domain Bersan, Saint-Bris − 12,5%

Giallo paglierino con riflessi dorati molto leggeri, cristallino e abbastanza consistente.
Al naso è intenso, con spiccato profumo di capocchia di fiammifero – il sentore di pietra focaia tipica dello Chablis – che non si trova negli Aligotè del Beaujolais.
È fresco e sapido di una sapidità minerale.
Non si sentono profumi di frutta matura, ma sentori taglienti e decisi

 

2° vino – Sauvignon Blanc Domain Bersan, Saint-Bris, 2012 − 12,5%

Notevole e decisa mineralità, grandissima freschezza, che quasi sovrasta la sapidità all’inizio.
È più persistente del precedente e anche qui il frutto è fresco, vivace e tagliente, non c’è niente di maturo.
Vincono le durezze, ma c’è grande bevibilità. È elegante.

 

3° vino – Mont Embrasé (Sauvignon) Domain Bersan, Saint-Bris 2014 − 12,5%

Giallo paglierino e colore luminoso e brillante.
Equilibrato, elegante, leggermente morbido e setoso, soprattutto considerando che è un Sauvignon.
Il vitigno è ben riconoscibile: il vino odora di erba, bacello fresco di fava e la mineralità che presenta in bocca è quasi di polvere da sparo e di gesso

 

Sommelier-Trieste-Chablis-Saint-Bris

 

4° vino – Petit Chablis Domaine Servin, Chablis 2014 − 12,5%

Colori brillanti e luminosi.
È minerale, ma si sente un po’ di frutta esotica, sentore tipico dello Chardonnay, e frutta gialla.
Il sorso è morbido, la bocca resta pulita e morbida, libera da sapidità e acidità.

 

5° vino – Petit Chablis Thierry Laffay, Chablis 2014 − 12,5%

Il terreno su cui vengono coltivate le uve per questo vino giace ai piedi di una collinai Premier Cru, ma il fatto di non essere in pendenza implica la perdita di due gradi di qualificazione.

I sentori sono più maturi, i profumi si sono gradatamente sviluppati rispetto ai precedenti.
La mineralità è di nuovo quella della pietra focaia, vicina al ferro e allo zolfo.
Di primo acchito si sentono un leggero anice stellato e un sentore iodato e salmastro, mentre la classica frutta esotica dello Chardonnay è inizialmente coperta.
Anche in bocca è sapido e minerale.

 

6° vino – Chablis Thierry Laffay

Colore e consistenza sono quelli che ci aspettano da vini di questo territorio.
Al naso presenta notevole intensità.
Sapido e fresco, ma equilibrato grazie a una morbidezza maggiore.

 

7° vino – Chablis “Rive Droite” Domaine Testut – 13%

La sua produzione è caratterizzata da maggiori profumi e tensione alla qualità, con una complessità tale che induce il sospetto che il vino abbia fatto legno (ma non lo ha fatto).
La componente agrumata ha il sopravvento sui sentori di pietra focaia e polvere da sparo: il vitigno ha la meglio sul territorio, senza andare troppo distante dall’identità della zona.

 

8° vino – Chablis Premier Cru Testut 2013

Il colore si fa più carico, e così la consistenza.
Al naso si sovrappongono diverse sensazioni: c’è mineralità, c’è il profumo degli agrumi, ma non è più limone, bensì pompelmo e fiori di arancio, con sentori di ananas.

 

 

Chablis degustati con i Sommelier di Trieste

 

9° vino – Chablis Grand Cru Domain Servin 2013, 13%

Si iniziano a sentire i sentori di pasticceria dello Chardonnay, sebbene sempre permeati da freschezza e sapidità, perfino accompagnati da un leggero idrocarburo.
In bocca è morbido e rotondo, con una struttura apprezzabile, importante, e ha un’eccellente persistenza.

 

 

10° vino – Chablis Grand Cru Blanchot Domain Servin 2012, 13%

Grande mineralità, segno della volontà di mantenere l’espressione del territorio.
È un vino “reale”, espressione schietta del territorio di Chablis nudo e crudo.
Ci sono i sentori di frutta e di pasticceria, ma la voce più forte è quella del territorio.