Il vino dell’Austria è la scommessa di Enoteca Adriatica.

Se è vero che il vino francese gode di un’ottima reputazione e quello sloveno è troppo sconosciuto per subire pregiudizi, il vino austriaco è spesso il bersaglio designato di critiche da bar senza fondamento o, più precisamente, fondate su elementi superati da trent’anni.

Il vino austriaco è adulterato !!1!undici!

Il primo pregiudizio sul vino austriaco è che sia un vino adulterato. Tutto. Indistintamente. Non se ne salva una goccia neanche per sbaglio.
Questa convinzione è probabilmente dovuta allo scandalo del vino con l’antigelo scoppiato nel 1985.
Nel 1987 era stato adulterato anche del vino italiano, e aveva causato dei morti.
Nessuno oggi pensa che il vino italiano sia tutto adulterato o ne ha una bassa opinione in generale. All’Austria e al suo vino, invece, non lo perdoniamo.

Il vino austriaco non vale niente, si vede a okkio

Il secondo pregiudizio è legato al packaging (quella cosa che – stando ai sondaggi – non è in grado di influenzare il processo di acquisto di nessuno): è scadente perché è chiuso con il tappo a vite.
Poco importa se il tappo a vite – come il tappo a corona, ancora meno elegante – sia in molti casi la soluzione migliore per conservare il vino in una bottiglia (infatti lo ha adottato anche Franz Haas). Poco importa se la “confezione” in cui il vino è contenuto è anche il prodotto di fattori culturali.
L’incrollabile sillogismo cui ancora molti sono ancorati è: siccome in Italia – questo va concesso – il tappo a vite è spesso usato per vini di bassa qualità, allora sicuramente anche in altri paesi il tappo a vite è usato per le bottiglie di basso livello.

La verità sul vino dell'Austria

I sommelier e gli esperti di vino in generale sanno che non è così e che anche in Austria ci sono produttori eccellenti. E non serve essere intenditori per scoprire facilmente che al mondo (non solo in Austria) c’è un’infinità di vini chiusi con il tappo a vite che superano i 90 punti Parker.

Anzi, forse specialmente in Austria la qualità media del vino è relativamente alta (non mancano le schifezze, sia chiaro, come dappertutto) perché, proprio per venire fuori dalla grave crisi che colpì il settore in seguito allo scandalo di trent’anni fa, lo Stato ha sancito e attuato politiche produttive rigorosissime, che hanno portato, oltre che alla totale sicurezza, a un progressivo miglioramento delle tecniche e dei risultati della vinificazione.
Dal punto di vista dell’opinione comune, però, soprattutto in Italia, c’è ancora tanta strada da fare.
Il “percepito” – come si usa dire nel marketing – del vino austriaco è ancora globalmente molto basso ed è difficile vincere le diffidenze di chi non lo conosce, ma pretende di saperne.

Con la mia attività di importatore di vino, lancio il guanto in faccia all’ignoranza e porto in Italia i vini di due cantine austriache: Mayer / Rotes Haus di Vienna e Waldschütz di Elsarn, un paesino nella Kamptal.
Entrambe producono vini di qualità rappresentativi dello stile e delle rispettive zone.
Alcuni di essi sono chiusi con il tappo a vite. Altri no, perché ci sono sempre casi in cui è meglio usare il tappo di sughero. E gli Austriaci lo sanno.